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giovedì 13 settembre 2012

Ma "che ci azzecca" Morini con il PD? O viceversa?

E' da tempo che mi chiedo cosa c'entri l'ingegner Giuseppe Morini, sindaco di Alatri, con il Partito Democratico, ovvero per quale ragione il PD abbia rinunciato alla propria identità per farsi guidare e rappresentare da un personaggio così politicamente distante dalle sue posizioni. A guardare questa strana unione, sembra di assistere ad un matrimonio combinato a tavolino, dove si finisce inevitabilmente con il convivere da separati in casa, andando ciascuno per la propria strada ed ignorandosi vicendevolmente, quando va bene!
Il percorso che ha portato ad esprimere la candidatura di Morini non l'ho condiviso e la scelta del suo nome, seppur vincente sul piano elettorale, si è dimostrata assolutamente disastrosa su quello politico: Morini sindaco si è "divorato" il PD, facendolo quasi sparire dalla scena politica della città. Il partito si è disgregato, il peso dei suoi assessori in giunta è assolutamente marginale ed, anche in consiglio comunale, i suoi esponenti sono stati relegati al ruolo di figuranti assenzienti, costretti, sotto l'incalzare dell'opposizione, a sostenere ed ingoiare posizioni e decisioni assolutamente indifendibili e lontane dalla cultura democratica del PD:
  1. Il PD è il partito che ha inventato le primarie, ed è proprio con questo meccanismo che sono stati (e saranno) nominati il Segretario Nazionale, la dirigenza, il candidato premier, i candidati alle elezioni amministrative e politiche, i delegati locali, eccetera. Ma ad Alatri no! Con una opposizione che a molti è apparsa pretestuosa, dopo dolorose retromarce e numerosi tentennamenti, al metodo delle primarie si è preferito, obtorto collo, accettare e seguire l'insolita via della scelta personale.
  2. Caso più unico che raro nel panorama delle amministrazioni di centrosinistra - e per di più di quelle a guida PD - nella giunta Morini non c'é nessun assessore di sesso femminile. Le uniche due donne  presenti in consiglio comunale, pur avendo competenza ed esperienza politica degne di rilievo, sono state relegate in ruoli assolutamente marginali e secondari.
  3. Il signor Morini e la sua strana maggioranza, piuttosto che dare riconoscimento al partito che, nella coalizione, si era maggiormente impegnato per la vittoria elettorale, hanno preferito assegnare la Presidenza del Consiglio Comunale ad un avversario politico (area centrodestra, ex del MSI, ex di AN, ex del PdL), anch'egli candidato a sindaco, con il quale era stato stipulato, sottobanco e ad insaputa degli elettori, un discutibile accordo di spartizione elettorale.
  4. Il PD ha accettato e consentito che la delega alla programmazione economico-finanziaria ed al bilancio - l'atto politico di maggior rilievo di una amministrazione - piuttosto che ad un suo esponente, venissero assegnate ad un signore che fino a pochi mesi fa era una colona portante de PdL locale, che nella passata amministrazione di centrodestra aveva ricoperto il ruolo di assessore e che, a torto o a ragione, era stato estromesso dalla giunta proprio per una questione di bilancio e che, quindi, con buona probabilità, aveva deciso di abbracciare il centrosinistra non per mutate convinzioni politiche, bensì per attuare una rivalsa personale nei confronti degli ex compagni di partito.
  5. Il PD ha sempre rivolto grande attenzione alla comunicazione politica, ritenendo che essa rivestisse un ruolo fondamentale nel rapporto con il proprio elettorato e nella divulgazione dei propri principi, ma, in questo caso, ha accettato di buon grado che nell'ufficio stampa dell'amministrazione venisse inserito (probabilmente con retribuzione) un signore proveniente dalla destra più radicale, già giornalista di una testata che ancora oggi organizza pellegrinaggi a Predappio ed esalta la figura e le idee di Benito Mussolini.
  6. Il PD ha permesso, senza battere ciglio, anzi, incredibilmente, difendendo tale scelta, che il signor Morini, ingegnere libero professionista che esercita in Alatri nel campo dell'edilizia e dell'urbanistica, nominasse, quale assessore all'urbanistica ed all'edilizia pubblica e privata, proprio quel geometra che da anni collabora con lui nell'attività professionale: anche ipotizzando la massima onestà intellettuale dei due professionisti, il conflitto di interessi e l'inopportunità politica di tale scelta appaiono stridenti e difficili da mandare giù.
  7. Una delle priorità assolute del Partito Democratico è sempre stata la tutela dei lavoratori e la difesa del posto di lavoro: ad Alatri, invece, ad oltre un anno dall'insediamento di questa amministrazione, nonostante le promesse, la situazione della società Multiservizi e dei suoi lavoratori è ancora in alto mare e di soluzioni sicure che evitino la perdita del posto da parte di molti dei suoi dipendenti ancora non se ne vedono. E non solo, per capire che direzione stia prendendo la questione, basta leggere le cronache di questi ultimi tempi!
  8. Il web ha sempre rappresentato per il PD - fin dai tempi di Bassanini - uno strumento fondamentale per la semplificazione e la trasparenza amministrativa. Se, invece, si accede al sito del Comune di Alatri, si scopre che la quantità di informazioni disponibili ed il loro livello di aggiornamento è assai scadente e che di procedimenti online (salvo un paio di eccezioni) praticamente non se ne parla; se, poi, si va alla pagina "Operazione Trasparenza" (http://www.comune.alatri.fr.it/Default.aspx?tabid=269) si vedrà che la pubblicazione dei dati relativi agli incarichi ed alle consulenze esterne è fermo al periodo 2008-2010 (ante Morini). Particolarmente interessanti - o, se preferite, preoccupanti - sono i dati sulle assenze dei dipendenti comunali: in molti uffici (quasi la maggior parte) il tasso di assenteismo supera il 20%, con punte nell'ordine del 30% ed addirittura del 40%. 
  9. La partecipazione democratica - vale a dire il coinvolgimento diretto dei cittadini alle decisioni pubbliche - è ed è stata un altro dei baluardi del PD: bilancio, urbanistica, assetto del territorio, politiche ambientali, politiche sociali, tutto dovrebbe essere analizzato e deciso non solo in giunta o in consiglio comunale, ma preventivamente illustrato discusso con i cittadini, con le associazioni, con le organizzazioni portatrici di interessi diffusi, per mezzo di assemblee pubbliche, di sondaggi di opinione, di forum via web. Niente di tutto questo: l'amministrazione Morini prende le sue decisioni chiusa nella sua torre d'avorio e l'unica forma di partecipazione (peraltro molto passiva) che ci è stata elemosinata è stata la diretta web della noiosissima e sterile seduta di consiglio comunale (oltre 12 ore) in cui si è affrontato il bilancio preventivo. Chi l'ha vista?
  10. Il signor Morini non è, non è mai stato e, probabilmente, non sarà mai, né un iscritto, né un militante, né, forse, un elettore del Partito Democratico e, neppure, ne incarna lo spirito ed i caratteri. 
In conclusione, se il signor Morini è diventato il sindaco di Alatri lo deve principalmente alla presenza del Partito Democratico nella coalizione che lo ha sostenuto: è il PD che ha individuato, scelto ed imposto Morini come candidato unico del centrosinistra e, così facendo, si è assunto il ruolo di garante del suo progetto politico nei confronti di tutti i partiti che lo hanno appoggiato e dei cittadini che lo hanno votato. Ed oggi che, con le sue scelte, con le sue contraddizioni, con le sue mancate promesse, con la sua inazione, questa amministrazione risulta fortemente deludente, è proprio il PD a portare sulle spalle tutto il peso della responsabilità politica di questo insuccesso.
Mi chiedo: queste sono le credenziali con le quali il Partito Democratico si prepara ad affrontare le elezioni politiche del 2013? Questa è l'immagine che un partito vuol dare di sé e con la quale pensa di riconquistarsi un elettorato scontento e deluso?  Se così è, chiediamoci quale sia la vera antipolitica: quella iconoclasta dei movimenti alla Beppe Grillo che, con le loro provocazioni, sperano di scardinare un sistema ormai marcio e cristallizzato o quella dei partiti tradizionali che, con le loro logiche spartitorie ed autoreferenziali, dimostrano di non aver ancora capito che i problemi veri sono quelli della gente comune e che solo stando dalla loro parte si può riacquistare credibilità?
Se si vuole uscire da queste logiche suicide è necessario imprimere al partito una decisa e repentina svolta che porti il PD ad essere il vero motore di questa amministrazione e ad agire nell'interesse collettivo piuttosto che in quello di una sterile, quanto controproducente, legittimazione politica individuale: ora che il successo elettorale è stato raggiunto, se non lo si vuole bruciare, sarebbe bene smetterla con il "vedi quanto siamo stati bravi" e pensare davvero a rifondare il presente ed il futuro di questa città. Se questa, come dice di essere, è davvero un'amministrazione di centrosinistra, è necessario che dimostri, nei fatti e non nei proclami, di essere capace di esserlo!

venerdì 3 agosto 2012

Incubo di una notte di mezz'estate


E' sera, sono quasi le nove e mezzo, sto sonnecchiando davanti alla televisione, è caldo e decido di uscire per fare una passeggiata per Alatri.
Vicino a Porta S. Pietro incontro due gatti bianchi e neri che stanno banchettando con ciò che sono riusciti a tirare fuori da una busta della spazzatura; appena mi vedono fuggono via lasciando a terra quel che resta del loro pasto. Strano, il lunedì è giorno di residuo secco!
Spunto la curva di via del Cavaliere e quel che mi si pone davanti agli occhi è ancora peggio.
Sul lato destro della strada le soglie delle abitazioni e dei negozi sono occupate da scatoloni e sacchi pieni di carta, plastica ed altri rifiuti di ogni genere, un solo contenitore ufficiale; davanti ad un portone sono state impilate sei o sette buste, alcune delle quali sono cadute e finite in mezzo alla strada; fa caldo e la puzza è davvero fastidiosa.
Sul lato sinistro cinque o sei macchine, parcheggiate senza rispetto, danno bella mostra di sé davanti ai cartelli di divieto di sosta 0-24: ovviamente nessun controllo, nessuna contravvenzione.
Arrivare al Trivio è una vera fatica: se transita qualche altro veicolo, a causa della macchine in divieto di sosta, per i pedoni non c'è spazio sufficiente per camminare e si è costretti ad un vero e proprio slalom di salvataggio.
Mi rifugio in Vicolo dell'Obbligo, due automobili parcheggiate una dietro l'altra lo occupano completamente. Nessun cartello ne vieta la sosta.
Proseguo per Corso della Repubblica, oltrepasso un ristorantino aperto da poco, saluto il proprietario sulla porta: nessuno ai tavoli a consumare alcunché. Davanti alla Banca, zona ad accesso vietato, trovo altre macchine parcheggiate; ovviamente nessuna multa sui parabrezza.
Poco più su un bar ha cessato la sua attività lasciando abbandonati per strada, ormai da qualche settimana, arredi ed oggetti vari con cui realizzava i séparé serali: forse è roba depositata lì per qualcuno che ne abbia bisogno.
Più avanti, dopo il tunnel, alcuni ragazzi sorseggiano bottiglie di birra appoggiati alle vetrine della gioielleria: ma non c'era il divieto di vendita per le bevande in vetro?
Finalmente arrivo in Piazza, sono le dieci: nonostante sia il 30 di luglio pochissima gente in giro e men che meno vigili urbani o altre forze di polizia.
Il bar sulla destra è desolatamente vuoto: solo due tavolini occupati, totale 6 clienti. Per contro la birreria sulla sinistra è stranamente animata: una lunga tavolata di una trentina di ragazzi si estende fuori del gazebo occupando per diversi metri la pavimentazione.
La piazza e la fontana sono completamente invase dalla sporcizia e dalle cartacce: contro la maleducazione dilagante non c'è veramente niente da fare!
Nella zona franca formata dal vicoletto fra il Comune e la chiesa scorgo, nel buio, una, forse due, macchine parcheggiate.
Le panchine sotto il comune sono, invece, stranamente libere; sul palco non c'è alcuno spettacolo e l'altro bar ha solo tre tavolini occupati, uno dei quali dai proprietari: totale, 5 clienti paganti.
Scendo per Via Cesare Battisti, più di qualche negozio ha chiuso definitivamente ed uno in particolare è diventato un ricettacolo di immondizia di cui nessuno si occupa. Un nuovo esercizio, per contro, ha da poco aperto i battenti: molti colori, molte luci, molta merce, ma nessun cliente. Al ristorante adiacente vedo un solo tavolo, occupato dal proprietario e da alcuni suoi amici.
Al girone c'è gente affacciata dal muretto, qualche lampione è spento e sotto si sta giocando un torneo di basket: finalmente un po' di vita!
Incontro un conoscente, un ragazzo. Mi dice desolatamente che Alatri è morta, che per i giovani la nostra città ormai non offre più niente, né di lavoro, né di svago: uscire la sera è assolutamente deprimente, non vede l'ora di andarsene via.
La pizzeria è un po' più animata degli altri locali, ma non quanto il dispiegamento di tavoli messo in campo potrebbe far pensare. Saluto il proprietario e passo avanti.
Finalmente arrivo al Vasone, al termine della passeggiata pedonale. L'isola è delimitata da una transenna: le colonnine retrattili non funzionano più da tempo. Mi affaccio per osservare la segnaletica: il divieto di accesso per le biciclette c'è ancora; un grosso cartello bianco e rosso con la scritta Zona a Traffico Limitato dà bella mostra di sé, ma senza specificare in che giorni ed in quali orari sia in vigore tale limitazione.
Ho capito: chi comanda è la transenna, basta spostarla a destra od a sinistra per aprire o chiudere il flusso dei veicoli. Sono tentato, una provocazione: quasi quasi lo faccio io, sposto la transenna e consento alle macchine di entrare. Per la città non può andare peggio di così!
Ho appena allungato le mani quando qualcuno mi batte sulla spalla: mi giro di soprassalto, forse è un vigile che ha capito le mie intenzioni!
No, per fortuna è mia moglie che mi chiama: "Sveglia Andrea, ti sei addormentato sul divano, ma non volevi uscire?"
La guardo, le sorrido: era solo un brutto sogno, meno male!
Che incubo! Ve l'immaginate se Alatri fosse davvero così?
E già, sarebbe un disastro!



domenica 29 luglio 2012

Ripensare Alatri: la cultura come sistema, un sogno!

Sede da sempre di scuole di ogni ordine e grado, città che ha dato i natali, ha ospitato ed ospita illustri giuristi, uomini di scienza, letterati, artisti, musicisti, poeti, gente di spettacolo, Alatri sembra aver smarrito quella vivacità culturale che negli anni passati l'aveva portata ad essere il punto di riferimento dell'intera provincia di Frosinone, quando, grazie soprattutto ad un cartellone estivo quotidianamente ricco di spettacoli, eventi e manifestazioni di assoluto rilievo, le sue strade e le sue piazze pullulavano di gente proveniente da dentro e fuori il comune, da dentro e fuori la provincia.
Oggi, dopo cinque anni di totale oscurantismo (che, ahimè, a torto, credevamo superato), neanche l'attuale amministrazione, nonostante i proclami della campagna elettorale, sembra voler dare alla cultura il rilievo e la centralità che merita, al punto di averla considerata "non degna" di un vero assessorato e, relegandola in secondo piano, ne ha affidato la gestione ad una semplice delega consiliare (alla stessa stregua della spazzatura).
Attenzione, la differenza fra le due deleghe non è accademica, bensì sostanziale: il consigliere - con tutto il rispetto per il personaggio in questione - non ha la stessa autonomia gestionale di un assessore (sia in termini di cassa, che di firma) e, soprattutto, non facendo parte della giunta, non può gestire la sua materia in logica di sistema, non può dare ad essa il giusto ruolo fondante  e cardine rispetto al complesso dell'azione amministrativa.
Non meravigliamoci, poi, se il cartellone estivo è così desolatamente vuoto, se i progetti presentati dal Comune non riescono ad ottenere gli attesi finanziamenti regionali, se alcune manifestazioni non hanno il pubblico che si meriterebbero, se i negozi chiudono, se bar e ristoranti faticano a rimanere aperti, se non riusciamo ad arginare il malcontento giovanile, se il festival del folklore da Alatri Folk Festival si trasforma di fatto nel CIOFF Folk Festival, se è sempre più difficile trovare sponsor paganti, se alcune importanti manifestazione ci vengono sottratte da altri comuni, se la biennale d'arte, pur ripristinata sulla carta, non riesce a decollare, se la programmazione economica dell'ente porta alla cancellazione di eventi storici e di grande richiamo, se la chiesa degli Scolopi non ha più la sua scalinata, se un mosaico romano giace inutilmente sotto un metro d'asfalto, se l'acropoli e le mura ciclopiche versano in un vergognoso stato di degrado e di abbandono, se la gente non capisce come mai si spendano tanti soldi per ampliare un museo dove non va nessuno ma non si faccia un serio piano di rilancio dell'attività museale, oppure perché non si possa riacquistare il Politeama inserendolo in un progetto culturale che coinvolga le scuole ed i giovani di Alatri.
E allora, mi chiedo, visto che Alatri è una città che, per ragioni storico-geografico-politiche, non è stata mai toccata, se non marginalmente, dallo sviluppo industriale, una città dove l'agricoltura è stata da tempo abbandonata e sostituita da una urbanizzazione selvaggia e scomposta, su quale risorsa vogliamo investire se non sullo spirito dei nostri luoghi, sulla forza delle nostre tradizioni, sulla ricchezza della nostra cultura, sulla bellezza delle nostre architetture, elementi che costituiscono l'unico vero motore in grado di dare alla nostra città una vera svolta sociale ed economica?
Ma attenzione, tutto questo non si fa con i soliti annunci autocelebrativi o mettendo in fila eventi e manifestazioni totalmente scollegati fra loro: occorre un vero e proprio piano industriale che si muova in una precisa direzione e sappia coinvolgere tutti gli attori della vita cittadina e tutti gli aspetti del nostro paese, dai giovani agli anziani, dai politici alla gente comune, dalle scuole alle imprese, dalla cultura al turismo, dai parcheggi ai colori, dalla tecnologia all'organizzazione, dal folklore al rock, dall'urbanistica all'assetto territoriale, dal patrimonio artistico alla tutela ambientale, dalla viabilità all'arredo urbano, dal commercio all'artigianato e così via.
Di sindaci asfaltabuche, posasampietrini, piantalampioni, tagliasiepi, verniciastrisce, non sappiamo più che farcene, sono tutte attività, ancorché indispensabili, che una buona amministrazione deve saper fare autonomamente: a noi serve un sindaco manager in grado di elaborare un serio progetto di sviluppo, capace di fare marketing territoriale, di attrarre investimenti, di creare opportunità di crescita, di dare un futuro alle nuove generazioni, capace, insomma, di ripensare Alatri, trasformandola da città del nulla in città della cultura.
Ma ho l'impressione, ahimè, che tutto questo attenga ancora, purtroppo, solo al mondo dei sogni.


lunedì 23 luglio 2012

Ripensare Alatri: eventi e manifestazioni

L'inaspettato ed immeritato flop della manifestazione organizzata dall'incolpevole amico Massimo Manzi offre lo spunto - come giustamente sollecitato da Massimiliano Pistilli in un suo recente articolo - per un paio di riflessioni sul modo di fare cultura e spettacolo nella nostra città.
La prima considerazione riguarda la ripetitività degli eventi: tutte le manifestazioni principali dovrebbero essere ricorrenti, ripresentarsi cioè, anno dopo anno, come riedizioni migliorate ed aggiornate, di ciò che è stato proposto l'anno precedente.
Solo in questo modo si può ottenere il radicamento della manifestazione nel patrimonio culturale della città che, così, sente l'evento come proprio e lo aspetta, ne parla ed è pronta a confrontarlo - ed anche criticarlo - rispetto all'edizione dell'anno precedente. Solo così gli organizzatori, che dovrebbero costituire un gruppo più o meno stabile e continuo nel tempo, possono seguire ed assecondare gli umori del pubblico, apportando quei correttivi e quelle migliorie che renderanno la manifestazione sempre viva ed attuale.
E' un po' il caso del Festival del Folklore che, seppur lontano dai fasti di un tempo, fra alti e bassi, è entrato ormai a far parte del patrimonio culturale della nostra città: lo si attende, se ne discute a profusione - a torto od a ragione - prima, dopo e durante il suo svolgimento e, pertanto, finisce con l'attirare sempre notevoli quantità di spettatori, con soddisfazione di chi l'ha organizzato e di chi, pubblico o privato che sia, ci ha messo i soldi.
Interrompere la catena della periodicità, anche solo per un anno, è un grave errore in quanto deprime il meccanismo del radicamento, frustra il sentimento di appartenenza, delude il principio dell'attesa, disorienta e disperde il gruppo organizzatore (che si dedicherà ad altro, magari altrove): ne sono tristi esempi manifestazioni come Pelasgia Terra del Mito, Il Teatro all'Ombra dei Ciclopi, Alatri dal Vivo, Alatri in Blues ed altri. Ancor più pericoloso - cosa che forse è accaduta con Blue Notes in Alatri  Manzi - è sostituire una manifestazione di successo con un'altra, seppur di ottimo livello, più o meno simile nel nome e nei contenuti: è facile che possa scattare il meccanismo del rifiuto.

giovedì 19 luglio 2012

La Giunta Morini perde il finanziamento per il Festival del Folklore

Le cose non sono sempre brutte come sembrano, a volte sono anche peggio!
Non ci siamo ancora ripresi dall'aver saputo che è stata cancellata la manifestazione Alatri dal Vivo - sicuramente una delle meglio riuscite degli ultimi dieci anni - che ora scopriamo che l'amministrazione guidata dal sindaco Morini non è riuscita nemmeno ad ottenere il finanziamento regionale per lo svolgimento del 42° Festival del Folklore.
La Regione Lazio - Assessorato alla Cultura, lo scorso 28 aprile, ha emesso un bando pubblico per il sostegno ad attività per lo spettacolo dal vivo al quale ha giustamente risposto il Comune di Alatri con un proprio progetto, con l'intento di farsi finanziare lo svolgimento del 42° Festival del Folklore: il bando (che potete leggere cliccando qui) prevedeva di assegnare un massimo di 35 punti per ciascun progetto presentato e che per ottenere il finanziamento fosse necessario ottenere almeno 25 dei 35 punti disponibili.
Il 10 luglio scorso la Regione ha emanato la graduatoria di assegnazione dei contributi (vedi articolo cliccando qui): complessivamente sono state finanziate 37 iniziative (con importi da 10.000 a 140.000 euro), ma il comune di Alatri ne è rimasto fuori poiché il suo progetto ha ottenuto solo 14 miseri punti (ne occorrevano almeno 25 su 35), classificandosi al 135° posto su 160 partecipanti (per vedere la graduatoria regionale clicca qui).
Non credo che questo insuccesso amministrativo porterà alla cancellazione anche del Festival, magari comporterà solo un suo ridimensionamento, ma quel che è certo è che i soldi per lo svolgimento della manifestazione dovranno uscire dalle malridotte casse comunali piuttosto che da quelle della Regione.
No comment!

Di seguito gli indirizzi delle pagine web dove trovare bando, articolo e graduatoria.
bando : http://www.culturalazio.it/Documents/testo%20bando%20ricorrenti%20lr%2032-78.pdf
articolo: http://www.culturalazio.it/Pagine/notizia.aspx?idNotizia=69311
graduatoria: http://www.culturalazio.it/PublishingImages/2012-33101.pdf

martedì 3 luglio 2012

Una candelina per Morini

L'amministrazione Morini ha da poco spento la sua prima candelina, ma, a giudicare da quanto si vede e si sente in giro, non dovrebbe esserci un granché da festeggiare.
Alatri è e resta una città ferma, quanto e più di prima: nessuna rinascita, nessun progetto di sviluppo, nessuna opportunità di lavoro per i giovani, nessuna capacità di contrastare l'inciviltà e la prepotenza dilaganti!
Nulla è cambiato: siamo passati da un sindaco di carta che amministrava a sua insaputa, ad un altro, d'aria, che amministra ad insaputa dei sui concittadini!
Al di là delle numerose, quanto inopportune, autocelebrazioni, ad un anno dal suo insediamento, la giunta Morini non ha ancora prodotto una seria ipotesi di rilancio della nostra città e nemmeno fra le pieghe del recente bilancio si è riusciti a cogliere quale sia l'idea di Alatri che questa amministrazione ha in mente, quali possano essere le linee guida di un programma politico globale che dovrebbe porre al centro dell'azione amministrativa la tanto sbandierata rinascita. E così, i nostri amministratori, invece di agire all'unisono canalizzando gli sforzi in un'unica direzione comune che coinvolga al contempo arte, cultura, turismo, commercio, settori produttivi, urbanistica ed assetto della città, si comportano come un gruppo di solisti che, ancorché bravi e capaci, suonano ciascuno la propria musica, riuscendo a produrre solo grande rumore ed inutile confusione: emblematico è il caso del parcheggio in piazza S. Maria maggiore e dell'isola pedonale dove, fra posteggi cancellati e poi ridisegnati, ordinanze emanate e poi rimangiate, recinti deserti e divieti ignorati, l'unica cosa che è aumentata è il caos!
L'obiezione che mi aspetto é: "siamo in un periodo di magra, le casse sono vuote, il bilancio è quello che é, ci sono  debiti, le opere pubbliche da pagare, non si può fare di più". Pappole! Alatri ha un bilancio di 61 milioni di euro (ripeto: 61 milioni di euro!) e di soldi "in giro", tra Europa, Stato e Regione, ce ne sono molti, pronti per essere utilizzati, soprattutto a favore dei giovani: basta volerlo e saperlo fare!
Alatri non è un paesello sperduto fra le montagne della luna, è una realtà di trentamila abitanti - la terza della provincia - e non le serve un amministratore di condominio che cambi le lampadine fulminate, che metta delle toppe all'asfalto rovinato, che tagli il nastro per qualche metro di sampietrini pensati da altri; Alatri ha bisogno di una guida illuminata che abbia una visione di sviluppo di medio-lungo periodo, che sappia guardare oltre il quotidiano, oltre il proprio mandato, che non pensi solo alla propria gloria, ma soprattutto al reale benessere dei propri concittadini.
Insomma, quello che sembra mancare ai nostri amministratori non sono i denari per fare le cose, bensì le idee per dare finalmente un nuovo volto a questa città.

partecipalatri

lunedì 21 maggio 2012

La penisola pedonale di Alatri

Nell'incertezza se chiudere o meno la piazza di Alatri alla circolazione ed alla sosta degli autoveicoli, l'amministrazione comunale ci ha regalato, con salomonica decisione, quella che con un po' d'ironia potremmo chiamare una "penisola pedonale".
In pratica sono stati disegnati sette nuovi posti macchina a pagamento (strisce blu): quattro esattamente di fronte al bar Giuliana ed altri tre davanti all'edicola di Mario Cicerchia, "rubando" di fatto alla gente la storica piazzola del chiacchiericcio quotidiano. Inoltre, delimitando l'area prospiciente l'angolo Scolopi Conti Gentili con enormi vasi di cemento, è stata realizzata una "zona protetta" di un centinaio di metri quadrati in cui confinare in sicurezza gli ultimi irriducibili "piazzaroli", quasi si trattasse - e, forse, effettivamente è così - di una specie ormai in via di estinzione.
Premesso che le soluzioni a metà finiscono sempre con lo scontentare tutti, quella adottata dalla nostra giunta appare quantomeno discutibile. Intanto una decina di posti macchina in più o in meno non modificano di una virgola la situazione dei parcheggi in città, né, tantomeno, la creazione di un'area riservata alla deambulazione riduce l'intensità del traffico veicolare - e quindi l'inquinamento - attraverso la piazza. Ciò che invece balza immediatamente agli occhi è il cattivo gusto della soluzione adottata, che offende e ferisce la bellezza e la "sacralità" del luogo simbolo della nostra città: gli orribili vasi di cemento posti a delimitare il recinto pedonale nulla hanno a che fare, nella forma e nei materiali, nei colori e nella disposizione, con la storia e con l'armonia cromatico-geometrica di piazza S. Maria Maggiore, considerata unanimemente una delle più belle piazze della provincia di Frosinone.
E poi mi chiedo: che fine faranno i nuovi posti macchina quando, con l'avvento della stagione estiva, verrano tirati su gli ombrelloni ed i gazebo degli esercizi cui sono stati posti di fronte? Chi si occuperà della costante manutenzione di quei vasi per evitare che, come già è accaduto in altri luoghi di Alatri, essi diventino cimiteri di piantine rinsecchite e raccoglitori di sigarette spente o di altre immondizie urbane? Che ne sarà dell'area protetta quando si dovranno montare palchi e platee per il festival del folklore e per gli altri spettacoli estivi?
Vorrei concludere con la considerazione che - come ha giustamente colto il consigliere Bettazzi, ma ahimè senza tenerne conto - piazza S. Maria Maggiore non è un "posto" come tanti altri, bensì è il luogo cardine della vita cittadina, il cuore pulsante del nostro essere alatresi, il centro motore della nostra identità e come tale appartiene a tutti: ogni decisione che la riguarda, prima di essere presa, dovrebbe essere partecipata e condivisa e, fortunatamente, gli strumenti per farlo oggigiorno ci sono. Come ci hanno fatto rimarcare alcuni giovani con la loro intelligente protesta (vedi foto) - che condivido ed alla quale mi associo pienamente - siamo stanchi di essere considerati pecore da rinchiudere in un recinto dal "pastore" di turno, siamo e ci sentiamo esseri pensanti che hanno il diritto e la voglia di far ascoltare con forza la propria voce.

lunedì 27 giugno 2011

Tre piccoli passi per avviare un grande cammino

Convinto che la rinascita di Alatri passi anche per le piccole cose, rivolgendomi direttamente al neo-sindaco Giuseppe Morini, vorrei proporgli tre semplici provvedimenti da prendere subito: si tratta di cose facili da fare e poco costose, che anche un bilancio magro come quello del Comune di Alatri si può permettere.
Sicuramente di decisioni da prendere nell'immediato ce ne sono moltissime ed altre saranno certamente più urgenti e più importanti di queste, ma compiere subito questi tre piccoli passi - poca roba per lei e per la sua Giunta - sarebbe una buona partenza, un segnale importante per una cittadinanza che è stanca di essere inascoltata e per una città che ha creduto in lei e che vuole tornare a vivere:
  • l'Acropoli è il nostro biglietto da visita, la cosa che per prima mostriamo con orgoglio a chi ci viene a trovare; è il nostro simbolo, rappresenta tutti noi, la nostra storia, le nostre radici. Vederla offesa e vilipesa da tanto degrado ci fa male e fornisce di noi un'immagine che non ci appartiene. La vada a vedere, si faccia un giro sotto le mura! Senza aspettare le centinaia di milioni che, forse, chissà, prima o poi arriveranno, con pochi euro si può buttare un po di brecciolino lungo la via Gregoriana, tagliare le erbacce sotto la Porta Maggiore, pulire la cisterna romana ormai ridotta ad un indecoroso deposito di rifiuti: sarebbe un bel segno per tutti;
  • più volte ci siamo lamentati del fatto che Piazza S. Maria Maggiore e le strade del centro di Alatri si sono trasformate in un parcheggio senza rispetto e senza regole. Sindaco, potrebbe fin da subito ribaltare questa situazione, chiedendo al corpo di Polizia Municipale di adoperarsi per restituire alla nostra città un'immagine più dignitosa? Non serve fare quintali di multe: credo che basterebbe una garbata e costante presenza dei vigili nei punti nevralgici della città, che invitassero i cittadini ad un maggior rispetto delle regole e del vivere civile;
  • ed infine, poiché l'esempio viene sempre dall'alto, le chiedo - e questa volta mi rivolgo al cittadino Morini e non al sindaco - di provvedere ad eliminare i tanti suoi manifesti elettorali che ancora campeggiano per la città, sgarbatamente attaccati ai segnali stradali, ai lampioni della pubblica illuminazione, sulle cabine dell'elettricità, sui cassonetti della spazzatura e così via.

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