domenica 29 luglio 2012

Ripensare Alatri: la cultura come sistema, un sogno!

Sede da sempre di scuole di ogni ordine e grado, città che ha dato i natali, ha ospitato ed ospita illustri giuristi, uomini di scienza, letterati, artisti, musicisti, poeti, gente di spettacolo, Alatri sembra aver smarrito quella vivacità culturale che negli anni passati l'aveva portata ad essere il punto di riferimento dell'intera provincia di Frosinone, quando, grazie soprattutto ad un cartellone estivo quotidianamente ricco di spettacoli, eventi e manifestazioni di assoluto rilievo, le sue strade e le sue piazze pullulavano di gente proveniente da dentro e fuori il comune, da dentro e fuori la provincia.
Oggi, dopo cinque anni di totale oscurantismo (che, ahimè, a torto, credevamo superato), neanche l'attuale amministrazione, nonostante i proclami della campagna elettorale, sembra voler dare alla cultura il rilievo e la centralità che merita, al punto di averla considerata "non degna" di un vero assessorato e, relegandola in secondo piano, ne ha affidato la gestione ad una semplice delega consiliare (alla stessa stregua della spazzatura).
Attenzione, la differenza fra le due deleghe non è accademica, bensì sostanziale: il consigliere - con tutto il rispetto per il personaggio in questione - non ha la stessa autonomia gestionale di un assessore (sia in termini di cassa, che di firma) e, soprattutto, non facendo parte della giunta, non può gestire la sua materia in logica di sistema, non può dare ad essa il giusto ruolo fondante  e cardine rispetto al complesso dell'azione amministrativa.
Non meravigliamoci, poi, se il cartellone estivo è così desolatamente vuoto, se i progetti presentati dal Comune non riescono ad ottenere gli attesi finanziamenti regionali, se alcune manifestazioni non hanno il pubblico che si meriterebbero, se i negozi chiudono, se bar e ristoranti faticano a rimanere aperti, se non riusciamo ad arginare il malcontento giovanile, se il festival del folklore da Alatri Folk Festival si trasforma di fatto nel CIOFF Folk Festival, se è sempre più difficile trovare sponsor paganti, se alcune importanti manifestazione ci vengono sottratte da altri comuni, se la biennale d'arte, pur ripristinata sulla carta, non riesce a decollare, se la programmazione economica dell'ente porta alla cancellazione di eventi storici e di grande richiamo, se la chiesa degli Scolopi non ha più la sua scalinata, se un mosaico romano giace inutilmente sotto un metro d'asfalto, se l'acropoli e le mura ciclopiche versano in un vergognoso stato di degrado e di abbandono, se la gente non capisce come mai si spendano tanti soldi per ampliare un museo dove non va nessuno ma non si faccia un serio piano di rilancio dell'attività museale, oppure perché non si possa riacquistare il Politeama inserendolo in un progetto culturale che coinvolga le scuole ed i giovani di Alatri.
E allora, mi chiedo, visto che Alatri è una città che, per ragioni storico-geografico-politiche, non è stata mai toccata, se non marginalmente, dallo sviluppo industriale, una città dove l'agricoltura è stata da tempo abbandonata e sostituita da una urbanizzazione selvaggia e scomposta, su quale risorsa vogliamo investire se non sullo spirito dei nostri luoghi, sulla forza delle nostre tradizioni, sulla ricchezza della nostra cultura, sulla bellezza delle nostre architetture, elementi che costituiscono l'unico vero motore in grado di dare alla nostra città una vera svolta sociale ed economica?
Ma attenzione, tutto questo non si fa con i soliti annunci autocelebrativi o mettendo in fila eventi e manifestazioni totalmente scollegati fra loro: occorre un vero e proprio piano industriale che si muova in una precisa direzione e sappia coinvolgere tutti gli attori della vita cittadina e tutti gli aspetti del nostro paese, dai giovani agli anziani, dai politici alla gente comune, dalle scuole alle imprese, dalla cultura al turismo, dai parcheggi ai colori, dalla tecnologia all'organizzazione, dal folklore al rock, dall'urbanistica all'assetto territoriale, dal patrimonio artistico alla tutela ambientale, dalla viabilità all'arredo urbano, dal commercio all'artigianato e così via.
Di sindaci asfaltabuche, posasampietrini, piantalampioni, tagliasiepi, verniciastrisce, non sappiamo più che farcene, sono tutte attività, ancorché indispensabili, che una buona amministrazione deve saper fare autonomamente: a noi serve un sindaco manager in grado di elaborare un serio progetto di sviluppo, capace di fare marketing territoriale, di attrarre investimenti, di creare opportunità di crescita, di dare un futuro alle nuove generazioni, capace, insomma, di ripensare Alatri, trasformandola da città del nulla in città della cultura.
Ma ho l'impressione, ahimè, che tutto questo attenga ancora, purtroppo, solo al mondo dei sogni.


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